venerdì 7 dicembre 2012

ATTESTATO DI BENEMERENZA CIVICA CONSEGNATA AL DECANATO DI QUARTO OGGIARO

 

Oggi, 7 Dicembre 2012 è stato consegnato dal Sindaco di Milano la benemerenza civica al Decano di Quarto Oggiaro. (Parrocchie di SS. MM. Nazaro e Celso, S. Lucia, Resurrezione, S. Agnese, Pentecoste)

Pubblichiamo di seguito il discorso fatto dal Sindaco al Teatro Dal Verme alla consegna della benemerenza civica.






Cari Milanesi,

se esiste il compleanno di una città, quello è il giorno del suo protettore. Dunque oggi che è il giorno di Sant’Ambrogio, è il giorno della festa di Milano.
Il giorno in cui la città riflette sulle sue radici, sulla sua storia, sulla sua anima.
Ripensare a Milano, riavvolgere la pellicola di quello che è stata capace di diventare, rivedere le rovine della guerra e la magnifica ricostruzione; riandare con la memoria agli anni del boom economico quando qui c’era spazio perché tutti potessero crescere; ricordare che con la nostra laboriosità siamo stati capaci di diventare la capitale economica e morale del paese, ci riempie non solo di orgoglio, ma anche di speranza.

Se ce l’abbiamo fatta allora, ce la faremo anche oggi. Questo è quello che dobbiamo e possiamo credere.

Certo, oggi non è facile. Lo vediamo tutti. Lo vive ogni famiglia. Oggi è più facile sentirsi sopraffatti dalle difficoltà che pieni di speranza.
Ogni giorno, davanti a palazzo Marino, si presentano persone che hanno perso il lavoro; famiglie che non hanno una casa; giovani e meno giovani che chiedono di poter vedere all’orizzonte un futuro. In tutto il Paese, ogni giorno, ci sono delle proteste. In un anno le ore di cassa integrazione sono aumentate dell’11 per cento.

L’altra mattina ero sulle guglie del Duomo, a vedere i lavori di restauro della Madonnina che fa i miracoli, per Milano. Perché richiama qui, e porta ricchezza, migliaia di persone. Giù, nella piazza, c’era una manifestazione di operai. Non ce l’ho fatta a non fermarmi: donne e uomini, e non importa quale fosse la loro appartenenza sindacale, che chiedevano a gran voce una cosa semplice. Un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Lo strumento che consente di immaginare una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. Un lavoro. Semplicemente un lavoro.

È il lavoro la grande emergenza sociale. Lo sappiamo. Palazzo Marino non è un fortino chiuso e lontano. Vediamo i problemi. E a volte ci sentiamo impotenti: li vediamo, ma non abbiamo risorse per risolverli.

Non viviamo sulla luna. Sappiamo bene che la crisi è una questione mondiale. Ma per superare questa crisi bisogna tornare a dare, non solo a chiedere. Abbiamo una stella polare. È l’equità. A Milano ci stiamo provando: in Italia siamo quelli che hanno tenuto al minimo l’aliquota sulla prima casa. Abbiamo l’addizionale Irpef più bassa d’Italia e con l’esenzione più alta.
Non siamo dei Robin Hood; ma siamo convinti che in un momento come questo, per uscire tutti dalla crisi, è necessario che chi ha di più dia di più.

C’è la frase di Giulio, un ragazzo, che non posso dimenticare. Una frase dedicata a suo padre, che era un giornalista importante, e che è morto di Sla. Giulio, salutandolo per l’ultima volta, gli ha detto: papà, il tuo coraggio ti ha consentito di fare cose che per il figlio di un operaio e di una contadina nessuno avrebbe immaginato possibili.

Ecco, noi vogliamo che sia possibile anche oggi – non solo nella Milano del passato – diventare giornalisti importanti partendo dal niente.
Vogliamo che l’ascensore sociale continui a funzionare. Noi non ci rassegniamo a vedere davanti solo il grigio. Vogliamo la luce. Vogliamo la speranza. Vogliamo che sia possibile mettersi in gioco e vincerlo, quel gioco.

Ed ecco che la giornata di oggi, questa cerimonia che può sembrare formale, ripetitiva, ingessata, diventa una giornata importante.
Perché le storie delle donne, degli uomini, delle realtà che oggi ricevono la più alta onorificenza cittadina raccontano le grandi energie di questa città straordinaria: una città la cui forza vive nelle persone: nei milanesi e in coloro che da ogni parte del mondo scelgono Milano per il loro lavoro, per la loro vita.

Sono storie che parlano con i fatti della capacità di Milano di essere aperta agli altri, ai loro destini, alle loro domande.

Sono storie che raccontano la voglia di essere felici non da soli, ma insieme, offrendo le proprie competenze e la propria voglia di costruire positività, di migliorare un quartiere, di soccorrere chi soffre, di far progredire il sapere, di far crescere il lavoro, di parlare a tutti con l’arte e la cultura.

Noi celebriamo oggi, oltre ai successi di queste persone, diverse tra loro, l’energia e la generosità che li accomuna, che li rende simili.

Questa energia è l’anima di Milano. Ed è un’anima preziosa, perché ha una caratteristica speciale: quella di essere aperta e fiduciosa. Aperta al mondo, aperta al cambiamento, fiduciosa in se stessa e nel proprio futuro.

Guardare questa sala, ricordare le storie di tutti quelli che oggi premiamo, è un’iniezione di fiducia: ce la faremo perché sono all’opera i ricostruttori, spesso umili e anonimi, che riedificano la nostra casa.

Una casa nuova, più aperta, più luminosa, più trasparente e pulita, più accogliente, più capace di rispetto e di uguaglianza tra tutti coloro che la abitano.

Voi qui oggi siete l’esempio di questa ricostruzione già in atto. Milano è con voi, Milano è con tutti coloro che credono davvero che si può andare avanti senza lasciare indietro nessuno.

Grazie per la vostra presenza. Grazie per la vostra vicinanza. Grazie a tutti di quello che avete fatto per la nostra Milano.

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