lunedì 15 giugno 2009

ragazzi di Quarto Oggiaro in barca - un articolo di Gianni Biondillo

Ancora una volta solo l'attenzione di un testimone d'eccezione come Gianni è capace di mettere in evidenza su un quotidiano a grande diffusione  le buone prassi che a Quarto nascono e sono esempi positivi di inventiva delle scuole del quartiere. Dal Corriere della Sera del 130609 - leggete qui 
Al timone di una barca a vela per sognare il mare a Quarto Oggiaro. La verità è che li invidio. Io da ragazzino non le ho mai fatte queste cose. La mia scuola media era un' altra, ma il quartiere è lo stesso, Quarto Oggiaro.
Come al solito sono i professori che fanno la differenza e in questo caso il sognatore pieno di entusiasmo per i suoi ragazzi, è un giovane insegnante nato a Lecce e cresciuto in Brianza. Si chiama Gianluca Fazzi, insegna italiano alla scuola media statale Gian Battista Vico ed è convinto che anche i figli di questa periferia difficile abbiano diritto a un piccolo sogno. Il mare.
È cocciuto Gianluca, naviga in rete, scopre dell' esistenza di una Onlus, Matti per la Vela, li contatta, ottiene la possibilità di portare per cinque giorni la sua classe su due barche a vela. Faranno da mozzi, da cucinieri, da marinai. Me lo racconta appena tornati dal viaggio, siamo nel parco di Villa Scheibler, a Quarto Oggiaro, il polmone verde rifiutato come sede di rappresentanza per l' Expo da Lucio Stanca. Poco glam, probabilmente. Anche questi ragazzi sono poco glam, secondo lo standard televisivo. Un ragazzino è magro e ieratico come un El Greco, un' altra è gonfia e rotonda come un Botero. Uno è altissimo, allampanato, una piccola come un pulcino. Hanno facce di qui e di tutto il mondo, vengono dalle Filippine, dal Perù, dall' Egitto, sono l' evidenza di un popolo multietnico, quello milanese, non quello monorazziale vagheggiato dalla politica fuori dalla realtà di tutti i giorni. Sono figli di badanti, di operai, di tranvieri, di impiegati. Sono timidi e sbruffoni come si può essere solo a quella età, faccio persino fatica a farli parlare. Poi, però, come un fiore di campo si aprono, mi raccontano delle loro emozioni. Una ragazza dai tratti orientali mi mette in mano un disegno: ci sono tutti, stilizzati, alle loro spalle il mare al tramonto; un altro con orgoglio mi mostra le foto fatte con il telefonino. Ridono quando mi raccontano del gergo marinaresco -cazzare la randa!-, di come lo skipper li trattasse come una ciurma di incompetenti. Poi del sole, dei porti della Liguria, della pesca con la lenza. Li invidio, lo ammetto. Volevo essere con loro. Avrei voluto insegnanti così da ragazzo, che sanno inventare esperienze uniche, alcune persino miracolose. Come è stato per Mhosen, piccolo pachistano che non aveva mai visto il mare, e ancora oggi che me lo racconta quasi non ci crede quanto strano è stato scoprire che l' acqua del mare è salata. Proprio come loro, questi figli di una Milano di periferia. Il sale di questa città.
Biondillo Gianni
Pagina 6
(13 giugno 2009) - Corriere della Sera

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